{"id":412,"date":"2023-08-14T15:58:57","date_gmt":"2023-08-14T13:58:57","guid":{"rendered":"https:\/\/www.erikbanti.com\/?p=412"},"modified":"2023-08-14T16:05:21","modified_gmt":"2023-08-14T14:05:21","slug":"la-maremma-e-i-suoi-protagonisti","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.erikbanti.com\/2023\/08\/14\/la-maremma-e-i-suoi-protagonisti\/","title":{"rendered":"La Maremma e i suoi protagonisti"},"content":{"rendered":"

\"\"A quel tempo bastava una stretta di mano. A quel tempo Erik il danese, sbarcato a Montemerano, sfidava alla morra i contadini del paese, e a notte fonda intrecciava le sue dita arrossate dai colpi a quelle dell\u2019avversario: \u201cAffare fatto\u201d, si dicevano guardandosi negli occhi, e poco importa se dopo tanti bicchierini guardarsi negli occhi fosse impresa da tiratori scelti. \u201cAffare fatto\u201d, ed Erik lo straniero s\u2019addormentava tranquillo, certo che il giorno dopo Cignale, Toncausci, Tascapane, Calzafina e tutti gli altri vignaioli in parola, gli avrebbero consegnato l\u2019uva, come da accordo. Il peso stabilito, al prezzo stabilito. Affare fatto, Erik da quell\u2019uva avrebbe fatto vino buono.<\/p>\n

\"\"Cignale, Calzafina, Erik il danese, la morra nelle cantinette, le strette di mano che valgono un contratto: non sono personaggi e ambientazioni di novelle medioevali o d\u2019ottocenteschi romanzi d\u2019appendice, ma storia vera, storia di ieri l\u2019altro. Fine anni Settanta, passato pi\u00f9 che prossimo. Eppure, a ripensarci oggi, sembra trascorso un secolo. In mezzo, tra quel tempo e il nostro Duemila, il diluvio di un miracolo economico: il \u201cvinaccio\u201d di Maremma trasformato in oro rosso. Un fiume in piena, e alle sue sponde, folle di cercatori a setacciarlo. Il miracolo del Morellino di Scansano, giovane Doc alla conquista dei mercati internazionali, potente calamita d\u2019investimenti e investitori miliardari che nel soffio di tre lustri hanno cambiato \u2013 se non il volto \u2013 redditi ed abitudini di un piccolo mondo antico. Una manna, per una terra affamata di sviluppo; la fine di un\u2019epoca, per quei primi pionieri di ventura, che a mani sincere e sguardi d\u2019intesa hanno sostituito firme e carte bollate, che alle partite a morra devono preferire libri contabili e strategie di marketing.<\/p>\n

\"\"Questo \u00e8 il rimpianto di Erik. Erik Banti, danese per parte di madre, toscano per parte di padre, forgiato al mondo da Roma e nello spirito dai colli di Montepulciano, rinato nelle vigne di Montemerano, domiciliato per ragioni aziendali a Scansano, approdato con ormai pi\u00f9 di mezzo cuore agli assolati lidi di Spagna, cittadino dei cinque continenti che dopo aver lasciato il castello di Isola Farnese oggi si riposa \u2013 fra un volo e l\u2019altro \u2013 in una \u201cmotorhome\u201d di stanza a Sutri. Un\u2019anima nomade dalle radici forti, picchiettata da quarti di genuina nobilt\u00e0. Un gentleman pellegrino, un playboy dell\u2019esistenza. Uno che ha flirtato con mille esperienze, tante donne e infiniti paesi, ma che da sempre rivendica orgoglioso quella sua paternit\u00e0: il miracolo del Morellino di Scansano, frutto del lungo e appassionato amplesso con la terra di Maremma. Perch\u00e9 su un punto, son tutti d\u2019accordo, amici e detrattori, agiografi ed esperti super partes, cultori e dilettanti: se la \u201cmater certa\u201d del Morellino \u00e8 la Maremma, padre certificato del suo successo \u00e8 Erik Banti.<\/p>\n

\"\"\u00c8 una domanda che si \u00e8 posto spesso, Erik, sempre, all\u2019inizio di una nuova vita e di una nuova sfida. Un\u2019attitudine precoce, a divorare esperienze diverse, ma ogni volta con l\u2019intenzione di mettersi alla prova, di essere il migliore. A dodici anni vince la sua prima gara di golf, passione originaria e mai tradita; indossa la maglia della nazionale juniores, conquista trofei all\u2019estero e titoli italiani. Intanto, tra un \u201cgreen\u201d e l\u2019altro, scopre il fascino delle auto da corsa. E\u2019 fortunato, Erik, che pu\u00f2 salire a bordo degli ultimi anni dell\u2019automobilismo \u201cstorico\u201d, quando Monza mozzava il fiato con la mitica curva parabolica e il Mugello \u2013 lontano dall\u2019essere un circuito \u2013 era uno strepitoso saliscendi nell\u2019Appennino tosco-romagnolo. Corre la Targa Florio insieme alle Ferrari, alle Porsche e alle leggendarie Chaparral, antesignane delle auto \u201cspaziali\u201d; s\u2019aggiudica un campionato italiano classe Gt 1300. Ad altri tutto questo basterebbe per riempirci un paio di vite. A Erik Banti no, lui corre, gioca, vince, ma deve anche creare. Incontra l\u2019arte della fotografia, apre uno studio in piazza di Spagna, e bevendo a pieni sorsi la bella vita della Roma anni Sessanta collabora alle campagne pubblicitarie di grandi multinazionali e firma reportage per il National Geographic, mentre il cinema lo chiama, fotografo di scena per maestri come Fellini, Zeffirelli o Bolognini.<\/p>\n

\"\"\u201cL\u2019Italia di quegli anni \u2013 ricorda \u2013 correva veloce\u201d. La lira prendeva l\u2019Oscar della miglior moneta al mondo, ed Erik faceva conoscere le qualit\u00e0 del made in Italy spezzando cuori nei paesi che sceglieva per dimora, da New York alla Svizzera passando per la materna Danimarca. Gli piaceva viaggiare, insomma, e allora ecco, nel 1970, che apre \u2013 di nuovo a Roma \u2013 un\u2019agenzia di viaggi. \u201cMa chi \u00e8 un agente di viaggi?\u201d, si chiede Erik oggi come allora, pronto per ripartire a nuova vita. \u201cIo non potevo soddisfare il mio ego facendo biglietti d\u2019andata e ritorno. Io al mio cliente dovevo creargli il viaggio\u201d. Et voil\u00e0, la Banti Viaggi, nel 1972, \u00e8 la prima a portare gli italiani alle Maldive, costruendo una meta \u201carchetipica\u201d del turismo esotico nostrano. \u201cHo sempre anticipato i tempi \u2013 dice Erik \u2013 e spesso non sono stato capito\u201d. In anticipo sul futuro, per esempio, insieme all\u2019amico Stefano Milioni ci arriv\u00f2 anche nel 1977: non solo \u201cesportazione\u201d di turisti verso l\u2019estero, ma anche \u201cimportazione\u201d di stranieri in Italia. Lungo le rotte, intuirono i due, dell\u2019enogastronomia, un percorso dalle potenzialit\u00e0 straordinarie che fino ad allora nel nostro Paese non era stato battuto da nessuno. Erik dirotta impegno ed energie della sua azienda su questa brillantissima intuizione, e con l\u2019insperato aiuto del sommo Veronelli, rapito dal progetto, chiude un accordo con l\u2019Alitalia. Dovrebbe essere il nuovo decollo e invece si rivela un brusco atterraggio. All\u2019ultimo momento Alitalia fa marcia indietro, e Banti Viaggi subisce un colpo da ko. \u201cUna brutta botta\u201d, addio Roma, \u00e8 l\u2019ora del buen retiro a Montemerano.<\/p>\n

Dove appunto, siamo nel 78 (guarda caso proprio l\u2019anno in cui il Morellino di Scansano ottiene la Doc), smaltite un po\u2019 di tossine Erik si fa raggiungere dalla solita, ineludibile domanda: \u201cChe cosa faccio qui?\u201d. La risposta soffia nel vento: Montemerano, il Morellino, l\u2019enogastronomia\u2026 Il gioco \u00e8 fatto. La prima vendemmia ufficiale con bottiglia firmata da Erik Banti data 1981. Le uve vengono dal podere Ciabatta (un fazzoletto da un ettaro e mezzo) e dai poderi dei vicini: \u201cCignale, Troncausci, Tascapane, Calzafina, Miledi, Ivonne\u2026 Loro s\u00ec, persone vere, i miei primi fornitori\u201d. Ma Banti non s\u2019accontenta di essere un produttore, lui pretende, come sempre, di diventare il migliore. Non comprando il titolo a suon di bigliettoni, ma sudando e lavorando ogni giorno per centrare l\u2019obiettivo. Perch\u00e9 ci crede, al Morellino. E vuole dimostrare al mondo intero che ha ragione lui. \u201cBisogna puntare in alto e non scendere mai a compromessi\u201d, ripete come un motto. E per puntare in alto, bisogna innanzitutto farsi conoscere. Cos\u00ec, mentre lavora a migliorare il suo vino, Erik si mette in capo di far conoscere a tutti le qualit\u00e0 del Morellino. Si guarda intorno e si rende conto che la strada da percorrere \u00e8 ancora lunga e faticosa. Il dado per\u00f2 \u00e8 tratto.<\/p>\n

\"\"Apre una cantina, e si consulta ancora una volta con Veronelli che lo indirizza ai vinificatori, a quel tempo, dalle migliori speranze. Sellari Franceschini, Mantellassi, Pupille, la Cantina Cooperativa di Scansano e, naturalmente, lui. I nomi storici, i pionieri. Erik gira, esplora, assaggia, produce, e si convince che le potenzialit\u00e0 ci sono tutte. Quello che manca \u00e8 una giusta strategia di mercato. E\u2019 necessario farsi ammettere nei \u201csalotti\u201d giusti, nelle enoteche che fanno tendenza. Carica sul furgone, e si mette a macinar chilometri, su e gi\u00f9 per l\u2019Italia, a presentare il top del Morellino nei locali top di Milano, Torino, Bologna, Firenze\u2026<\/p>\n

\u201cUna scommessa ardita, fatta di piccole vittorie e tanti portoni sbattuti sui denti\u201d.<\/h4>\n

\"\"Nel 1994 Erik ha lasciato Montemerano, per trasferisrisi pochi chilometri pi\u00f9 in l\u00e0, a Scansano\u201d. Velocit\u00e0 del business, anche questa cantina, in pochi anni, \u00e8 diventata \u201cvecchia\u201d, secondo quanto impone la stritolante nuova nuove legge del mercato. Oggi per stare in alto, non basta pi\u00f9 fare il buon vino, ma serve tanta immagine e strategia di marketing. Erik scuote la testa, ma si adegua. Anzi, rilancia, perch\u00e9 comunque vuole essere il migliore. Grazie ad investimenti miliardari, l\u2019azienda ha cambiato volto, sottoposta a un radicale maquillage frutto ponderato di ambiziosi disegni stampati nella fantasia di un architetto insigne. L\u2019esterno \u00e8 tutto in mattoncini, \u201cnello stile dell\u2019Auditorium di Renzo Piano a Roma\u201d. Al centro, la tortorella simbolo di Erik Banti, che si moltiplica lungo il viale d\u2019accesso illuminandosi al passaggio dei visitatori. Poi nuovi uffici, un\u2019elegante sala degustazione con terrazza affacciata sulla valle, e un \u201cwine shop\u201d in stile californiano. Qui, oltre ai vini, trovano posto le nuove frontiere dell\u2019oro rosso: i prodotti gastronomici griffati dalle tortorelle (salse di pomodoro, crema di tartufi, carciofi alla romana\u2026) che Erik il gourmet acquista da produttori artigianali da lui personalmente selezionati. E ancora libri e pubblicazioni enogastronomiche, e gadgets con il marchio Erik Banti: t-shirt, cappellini, cavatappi e via dicendo. Tutto all\u2019insegna del \u201cdi pi\u00f9\u201d, del bello che forse non serve ma fa la differenza.<\/p>\n

\"\"Ma che nessuno si lasci ingannare, da Erik il danese. Perch\u00e9, mentre ti fa vedere come ha realizzato il \u201crestyling\u201d, mentre ti dice \u201cormai conta l\u2019immagine\u201d, mentre confida che vorrebbe smettere, vendere, abbandonare tutto, ecco che lo ritrovi di nuovo in prima linea nella sfida della vigna. Quando senti la terra tremare sotto i tuoi piedi, diceva un saggio, torna alle origini, al primo giorno in cui scegliesti di essere quel che sei. Ed Erik Banti ritorna al primo giorno, acquistando nuova terra a Poggio Maestrino, nel cuore della doc del Morellino, laddove ha visto la luce il prezioso Annoprimo, che ad ogni vendemmia cambia nome (Annosecondo, Annoterzo e cos\u00ec via) quasi a rimarcare quella \u201cserialit\u00e0\u201d impossibile dietro ogni opera d\u2019arte. E dove Erik gi\u00e0 lavora ai grandi vini del futuro. Mettendo a dimora cloni di Sangiovese, e poi il Merlot, il Cabernet Sauvignon, e per gli esterofili Petit Verdot, Mouvedre, Sirah e Zinfandel, \u201cche poi altro non \u00e8 che il nostrale primitivo\u201d; palificando i vigneti con i legni della Lapponia svedese, \u201cdove si ottiene dal pino il massimo della sua consistenza\u201d; e continuando a perseguire rese per ettaro ridotte, nel nome della qualit\u00e0. A Poggio Maestrino, oggi e domani, come a Montemerano venticinque anni fa. Sulle tracce di un sogno di passione che nessun \u201cbusiness plan\u201d potr\u00e0 mai cancellare.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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